I Disturbi attenzione iperattività (adhd) rientra nella categoria dei disturbi del neuro sviluppo che esordiscono nell’infanzia e causano una compromissione nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo.
in questo articolo cercheremo di chiarire, con l’aiuto della dottoressa francesca grotta, psicologa e psicoterapeuta del santagostino specializzata in neuropsicologia dello sviluppo, quali sono le possibili cause alla base del deficit dell’attenzione, quali le principali manifestazioni e come intervenire per diagnosticare e trattare questo disturbo.
deficit dell’attenzione: le cause possibili le cause dell’adhd possono essere di varia natura e raggruppabili in tre categorie: genetiche neurobiologiche ambientali le cause genetiche sono molti gli studi familiari che mostrano un’alta prevalenza di adhd nei parenti dei pazienti affetti da questo disturbo. inoltre, è stata dimostrata l’esistenza di un’associazione tra l’adhd e alcuni geni come quello responsabile della produzione di dopamina, un neurotrasmettitore. cos’è la dopamina? una sostanza che media/passa le informazioni tra neuroni e, quindi, è alla base di molti processi cognitivi, come ad esempio attenzione e memoria. proprio per queste evidenze scientifiche
nonostante non siano ancora consistenti, la maggior parte dei farmaci utilizzati per curare l’adhd aumenta l’efficacia dell’attività della dopamina nella comunicazione tra neuroni, aiutando così il paziente a prestare maggiore attenzione. bisogna ricordare come la terapia farmacologica non sia sempre necessaria e soprattutto come sia importante affiancare un lavoro specifico con lo psicologo.
le ragioni neurobiologiche possiamo parlare di predisposizione neurobiologica (ci possono essere soggetti più a rischio di altri, ma non è detto che sviluppino il disturbo) come avviene per la maggior parte dei disturbi del neurosviluppo. questa predisposizione si intreccia con l’effetto dell’ambiente: il rischio di sviluppare il disturbo aumenta se alla predisposizione si aggiungono fattori negativi ambientali, mentre diminuisce in presenza di fattori protettivi ambientali.
quali sono i fattori ambientali negativi? l’esposizione intrauterina ad alcool o nicotina, la nascita pretermine del bambino e il basso peso alla nascita, infine disturbi cerebrali del bambino (encefaliti, traumi). tali fattori non causano in maniera diretta questo disturbo ma possono favorire la comparsa di alterazioni nei geni, che portano poi all’insorgenza dell’adhd.
i fattori ambientali i fattori ambientali “modulano” l’effetto dei fattori biologici. quelli che portano a una maggiore espressione della sintomatologia sono: instabilità familiare conflittualità genitoriale disturbi psicologici dei genitori stress familiare per cause contingenti (lutti, problemi economici, trasferimenti, traumi e tutti i cambiamenti non desiderati e fonte di preoccupazione e stress nei genitori e/o nel bambino) scarsa competenza dei genitori rapporto negativo bambino-genitori rapporto negativo bambino-insegnanti.
deficit dell’attenzione, i sintomi principali l’adhd è caratterizzato da un pattern persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento o lo sviluppo del bambino. inoltre, l’adhd si sovrappone frequentemente a disturbi quali il disturbo oppositivo-provocatorio e il disturbo della condotta. spesso, inoltre, permane in età adulta. in questa fase i sintomi più frequenti sono: impulsività disorganizzazione e difficoltà a definire priorità deficit nella gestione del tempo difficoltà a focalizzarsi su un compito difficoltà a portare a termine più compiti contemporaneamente irrequietezza e agitazione motoria difficoltà di programmazione di attività bassa tolleranza alla frustrazione frequenti sbalzi d’umore temperamento irascibile difficoltà a fronteggiare lo stress la presenza di adhd è stimata in circa il 5% dei bambini ed il 2,5% degli adulti.
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