Il Disturbo specifico del linguaggio è parte di un gruppo eterogeneo di disfunzioni che riguardano le abilità linguistiche e si possono suddividere in due grandi categorie
disturbi primari o disturbi specifici di linguaggio (dsl), caratterizzati dall’assenza di problemi cognitivi, relazionali, neuromotori e sensoriali. disturbi del linguaggio secondari a: lesioni cerebrali: di solito dovute a lesioni che interessano un’area circoscritta del cervello e sono secondarie a patologie quali, malattie infettive o a traumi, tumori, ecc. nell’età adulta le localizzazioni corticali delle funzioni sono ben precise e consolidate, ed è l’emisfero sinistro ad essere deputato alla regolazione del linguaggio
mentre in età evolutiva la specializzazione emisferica è correlata al periodo di sviluppo del bambino. dal momento che nei primi anni di sviluppo la specializzazione corticale è assai meno netta, è possibile che si inneschi un’organizzazione compensatoria da parte di altre zone corteccia cerebrale
la prognosi quindi in caso di lesione dell’emisfero sinistro in un bambino, sarà tanto più incerta quanto più precoce è l’età del soggetto. una lesione dell’emisfero sinistro produce comunque degli effetti negativi sul linguaggio, pertanto il disturbo afasico si manifesta nel bambino, nei casi più gravi, come: assenza del linguaggio; perseverazioni (ripetizioni di parole o frasi); neologismi; parafasie (suoni articolati privi di significato ma che hanno assonanza con parole codificate); disartria; dislessia, discalculia.
il disturbo specifico di linguaggio si manifesta con problemi nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio (parlato, scritto, gestuale o di altro tipo), causati da deficit della comprensione e/o della produzione del linguaggio, questi problemi riguardano:
una riduzione del lessico, una scarsa o assente strutturazione della frase (capacità di utilizzare regole sintattiche e morfologiche) e una mancata o ridotta fluenza del discorso (capacità di utilizzare le parole organizzandole in frasi di senso compiuto e legarle tra loro in una una conversazione). Cause nei disturbi del linguaggio primari, altrimenti detti, specifici del linguaggio (dsl) l’eziopatogenesi più accreditata è legata alla possibile presenza di anomalie della trasmissione e delle connessioni neuronali.
infatti lo sviluppo del linguaggio sembra essere legato all’espressione di diversi geni che interagiscono con alcuni fattori di tipo ambientale; questi ultimi giocherebbero un ruolo importante nel modulare proprio l’espressione di tali geni, determinando così la possibile presenza di tale disturbo (plomin e kovas, 2005). alcuni studi hanno mostrato che adulti con disturbi del linguaggio (heath et al., 1999; oram cardy et al., 2005) e bambini in età scolare (tallal, 2004; macarthur & bishop, 2001) mostrano difficoltà a decodificare stimoli uditivi presentati in rapida successione.
in questi casi è emersa anche una compromissione nella capacità di discriminare le sillabe, quando queste si succedano rapidamente (vedi tallal 1998 per una review); le stesse difficoltà sono state registrate nella percezione di segnali uditivi rapidi di tipo non linguistico che si verificano entro decine di millisecondi (benasich & tallal 2002). tutto questo fa ipotizzare la possibile presenza di un’alterazione nella elaborazione acustica dei suoni (lehongre et al., 2011), funzione questa, che sembrerebbe importante nella costruzione del linguaggio (choudhury & benasich, 2011).
le tipologie dei dsl sono: disturbo fonologico isolato ritardo specifico espressiv disturbo specifico espressivo disturbo specifico recettivo ed espressivo nei disturbi del linguaggio secondario le difficoltà di linguaggio sono dovute alla presenza di condizioni patologiche strutturali: problemi uditivi, anomalie oro-bucco/facciali (palatoschisi), otiti; neurologiche: epilessie, paralisi cerebrali; ritardi mentali più o meno gravi.
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