Dislessia

Con il termine Dislessia  evolutiva viene indicato un disturbo specifico di lettura in età evolutiva. 

si utilizza questa etichetta per differenziarla dalla dislessia acquisita, la quale si riscontra nei soggetti in seguito ad eventi traumatici (es. ictus, trauma cranico). mentre nella dislessia acquisita si assiste ad una perdita di competenze sviluppate normalmente in precedenza, la dislessia evolutiva deriva da un alterato processo di acquisizione della lettura in bambini con un’intelligenza nella norma. si configura come un disturbo dell’abilità di decodifica del testo in termini di velocità e di correttezza.

 rientra nella categoria dei disturbi specifici dell’apprendimento (dsa) all’interno dell’icd-10, la classificazione internazionale delle malattie, incidenti e cause di morte stilata dall’organizzazione mondiale della sanità (oms). i dsa sono infatti quei disturbi del neuro  sviluppo in cui si osserva una discrepanza tra l’intelligenza e le abilità scolastiche, a sfavore di queste ultime, che vanno ad interessare la lettura (dislessia), la scrittura (disgrafia) e il calcolo (discalculia).

secondo le stime della società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza i dsa riguardano il 2,5-5% della popolazione italiana, con una prevalenza di diagnosi di dislessia evolutiva e con un rapporto maschi-femmine di 3:1. il disturbo si manifesta maggiormente in età scolare, quando il bambino si trova a diretto contatto con gli apprendimenti. cause e fattori di rischio  ad oggi non è stata identificata una causa specifica per la dislessia evolutiva.  è stato tuttavia osservato, tramite le tecniche di neuroimaging, che nei soggetti con dislessia evolutiva è presente un’attivazione anomala delle aree cerebrali coinvolte nella lettura.

 questa è infatti un processo di tipo linguistico e come tale prevede che si attivino determinati circuiti neuronali. in particolare le difficoltà sembrerebbero derivare dall’incapacità di rappresentare mentalmente le parole e i suoni e a scomporre le parole in suoni distinti.  la dislessia evolutiva non è quindi causata da pigrizia, deficit di intelligenza, problemi ambientali, deficit sensoriali o neurologici, ma da un funzionamento differente del cervello.

sono stati individuati però dei fattori di rischio, che concorrerebbero alla possibile espressione di questo disturbo: presenza di un disturbo del linguaggio  sesso maschile  familiarità – uno o entrambi i genitori affetti da dislessia  sintomi della dislessia evolutiva  il bambino dislessico può manifestare diversi sintomi. il più facilmente identificabile, anche dai genitori e dagli insegnanti, riguarda la lentezza nella lettura e questa è inoltre spesso scorretta, con la presenza di numerosi errori.

ciò si verifica poiché il bambino dislessico può avere difficoltà a seguire l’ordine corretto delle lettere, confondendole quindi nelle parole.  non riuscire a leggere in modo corretto ha inoltre ricadute anche sulla comprensione del messaggio: il bambino può così avere delle difficoltà nell’eseguire indicazioni fornite in forma scritta. anche a livello espressivo si possono riscontrare delle complessità nella spiegazione elaborata di concetti, anche se ben conosciuti. 

tutte queste caratteristiche tendono ad essere più evidenti quando si prolunga il tempo dell’attività,  poiché questo causa un maggiore affaticamento nel bambino e quindi un conseguente peggioramento della performance. la manifestazione e il corso evolutivo di tali sintomi è differente nei soggetti e dipende da variabili indipendenti tra loro, tra cui:  presenza di eventuali comorbilità  qualità dell’adattamento da parte del bambino  evoluzione a distanza di tempo dell’efficienza del processo di lettura  avanzamento della carriera scolastica  la dislessia evolutiva è una condizione cronica, pertanto non si può pensare ad una scomparsa di questi sintomi ma ad una loro modifica più funzionale in seguito ad interventi adeguati e precoci. 

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